Il proprio grasso può essere utilizzato per la sua azione riempitiva (filler), ma in modo molto più importante per le sua capacità biorivitalizzanti e rigenerative, ciò grazie all’abbondanza di cellule staminali al suo interno.
Grazie quindi alla presenza di cellule staminali adulte, alla sua facile reperibilità e alla ridotta necessità di manipolazione il grasso ha un ruolo determinante nell’ambito della medicina rigenerativa.
Una volta prelevato, mediante sistemi chiusi, può essere filtrato e fluidificato.
In base alla finalità di utilizzo la filtrazione può essere più o meno intensa, nel caso di finalità riempitiva basta una filtrazione più blanda, quando si desidera sfruttare il potere rigenerativo del grasso la filtrazione è più intensa, in modo da ottenere una maggiore concentrazione di cellule staminali.
Ma una volta trapiantato il tessuto adiposo in quale percentuale sopravvive?
Dipende da svariati fattori:
- Modalità di prelievo;
- Modalità di preparazione;
- Condizioni del sito di inserimento, quali ipossia, infiammazione, irrorazione, etc.
Le cellule adipose sono piuttosto sensibili ai traumi, ad esempio quando si effettua il prelievo è preferibile che la pressione negativa non sia eccessiva.
Quando si effettua una incisione cutanea nel caso di una blefaroplastica, il grasso perioculare subisce un trauma, questo trauma provoca apoptosi di parte del tessuto adiposo, in alcuni casi il grasso viene asportato dal chirurgo. Se si inserisce una quantità di tessuto adiposo eccessiva in una sola sede, si ha deficit di irrorazione e conseguente danno del grasso trapiantato.
Quindi sono molti i fattori da tener presente quando si innesta del grasso, tra questi uno spazio di rilievo hanno le metodiche di attivazione e pre-attivazione del tessuto innestato per aumentare la percentuale di sopravvivenza e l’efficacia rigenerativa.
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