Qualsiasi filler per poter dare un effetto volumizzante deve permanere nei tessuti in forma stabile. Se il riassorbimento del filler è rapido si perde rapidamente l’effetto riempitivo.
La permanenza nei tessuti innesca una risposta infiammatoria più o meno intensa, questa reazione infiammatoria è la risposta fisiologica dell’organismo dopo l’inserimento di qualsiasi corpo estraneo quale protesi, biomateriali, dispositivi medici, suture e filler (anche acido ialuronico), etc.. L’esito del processo infiammatorio può essere la restitutio ad integrum (ritorno allo stato di partenza) o una blanda fibrosi.
L’infiammazione innescata può avere intensità e durata variabili, dipendendo da svariati fattori, tra cui la reattività immunitaria individuale, le sollecitazioni meccaniche, la migrazione del filler,i siti di inserimento (maggiore è la mobilità dei tessuti più rapido è il riassorbimento), la reologia del materiale introdotto, cause esterne, etc…
La composizione e la struttura del filler ne determinano il maggiore o minore grado di riassorbimento.
Dal punto di vista istologico la componente cellulare è composta in prevalenza da macrofagi e cellule giganti, in alcune condizioni l’organismo può produrre un eccesso di collagene (come per le cicatrici ipertrofiche) e con il passare di qualche mese formare un granuloma, ossia si forma una capsula fibrosa che circonda il filler.
Alcuni fattori possono favorire una intensa infiammazione delle zone trattate con filler, ad esempio una forte esposizione solare, o ancor più facilmente sedute di radiofrequenza.
Se non si interviene adeguatamente la risposta infiammatoria può cronicizzarsi e si può avere la formazione di dense placche fibrotiche, in alcuni casi sclero-calcifiche.
I principi di trattamento di queste lesioni croniche da filler sono comuni a tutte le lesioni e malattie fibrotiche, ossia con accumulo eccessivo di collagene e fibrina, quali la cellulite, gli esiti cicatriziali (cheloidi), i granulomi da corpo estraneo, il glaucoma, la sindrome di Peyronie, la sindrome di Dupuytren, le fibrosi di svariati organi e tessuti, quali polmoni, fegato, intestino, pancreas, arterie, coronarie, rene, etc
Per ciascuna di queste patologie esistono precise linee guida e protocolli arricchiti dalle più recenti ricerche in campo scientifico, mai la chirurgia è la prima scelta, sia perché il tessuto di granulazione che si è creato si amalgama ai tessuti circostanti rendendo impossibile la completa rimozione e si rischia di ledere qualche struttura delicata (nervi in particolare), sia perché alla chirurgia residuano cicatrici creando un danno ben maggiore.
È ipotizzabile la chirurgia solo se tutti gli altri rimedi mini invasivi sono falliti, altrimenti si viola la sentenza della Corte di Cassazione n. 12597/2017 la quale ha stabilito che eseguire interventi non necessari, cioè se esistono valide terapie mediche alternative, configura colpa medica con conseguente risarcimento dei danni, anche se sono andati a buon fine.
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